Sentirsi tristi, o ciò che comunemente viene definito “depressi”, può succedere ad ognuno di noi. Questo insieme di sensazioni spiacevoli può avere un andamento ciclico e passare autonomamente (il periodo può essere soggettivo, ma generalmente il tono dell’umore si normalizza, tornando al livello pre-evento).
Tuttavia, una persona che soffre di un disturbo depressivo – definita anche depressione clinica – sperimenta una significativa riduzione della qualità della vita quotidiana.
Secondo il dizionario di Psicologia di Umberto Galimberti (della serie Le Garzantine), la depressione può essere definita come: “…un’alterazione del tono dell’umore verso forme di tristezza profonda con riduzione dell’autostima e bisogno di autopunizione”. Questa definizione si adatta bene alle forme non reattive (dette anche endogene) piuttosto che alle forme reattive, dovute cioè ad eventi traumatici realmente esperiti nella vita del soggetto (di cui costituisce un buon esempio la dipartita di una persona cara ed il conseguente lutto).
Quali sono le diverse forme di depressione?
Ci sono diverse forme di depressione (disturbi depressivi), fra di essi il Disturbo depressivo maggiore e disturbo distimico sono i più comuni.
Disturbo depressivo maggiore (depressione maggiore)
Il disturbo depressivo maggiore è anche conosciuto come depressione maggiore. Il paziente soffre di una combinazione di sintomi che minano la sua capacità di dormire, studiare, lavorare, mangiare e godere di attività solitamente valutate come piacevoli (questo ultimo sintomo è definito anedonia). Il disturbo depressivo maggiore può essere molto invalidante, impedendo al paziente di funzionare normalmente. Alcune persone sperimentano un solo episodio, mentre altri hanno ricadute periodiche.
Disturbo distimico (distimia)
Il disturbo distimico è anche conosciuto come distimia, o lieve depressione cronica. Il paziente soffre di sintomi per molto tempo (per la diagnosi sono necessari almeno due anni di sintomi continuativi), e spesso più a lungo. L’individuo può trovare difficoltà sia nella vita lavorativa che in quella relazionale, anche se in modo meno invalidante che nella depressione maggiore. Anche in questo caso è possibile che vi sia solo un episodio significativo (per quanto molto prolungato nel tempo) oppure che si sperimentino diversi episodi distinti l’uno dall’altro.
Depressione psicotica
Quando la malattia depressiva raggiunge alti livelli di gravità, è possibile che il soggetto sperimenti allucinazioni, illusioni o il ritiro e distacco dalla realtà. In questi casi al paziente può essere diagnosticata una depressione di tipo psicotico.
Depressione post-partum
La depressione post-partum è anche conosciuta come PND (Post Natal Depression). La depressione post-partum non deve essere confusa con il “baby blues” (malinconia da parto, dovuta soprattutto ai grandi sconvolgimenti ormonali che il parto comporta) che una madre può sentire per un breve periodo dopo il parto. Se una madre sviluppa sintomi ascrivibili ad un episodio depressivo maggiore (entro poche settimane del parto) è molto probabile che si sia sviluppata una PND. Si ritiene che circa il 10% al 15% delle donne sperimenti questa condizione, e che spesso non sia correttamente diagnosticata. Questo tipo di depressione causa una forte e persistente sofferenza nelle partorienti a causa del mancato sostegno psicologico e di un eventuale trattamento farmacologico.
SAD (disturbo affettivo stagionale)
Il SAD è tanto più comune quanto più ci si allontana dall’equatore (sia a Nord che a Sud), questo a causa della significativa riduzione delle ore di luce che si verifica nei mesi invernali. Una persona che sviluppa una malattia depressiva durante i mesi invernali in modo ricorrente potrebbe avere un disturbo affettivo stagionale. Generalmente, i sintomi scompaiono durante la primavera e in estate. In Scandinavia, dove l’inverno può essere molto buio e durare per molti mesi, i pazienti sottoposti alla terapia della luce (effettuata attraverso lampade speciali che riproducono lo spettro della luce solare), mostrano una significativa riduzione dei sintomi. In aggiunta alla terapia della luce, alcune persone possono avere bisogno di antidepressivi, psicoterapia, o di entrambe. La terapia della luce sta diventando sempre più popolare in altri paesi del nord, come il Canada e il Regno Unito, ma anche in Italia non mancano le strutture abilitate a questo tipo di trattamento.
Il disturbo bipolare (malattia maniaco-depressiva)
Il disturbo bipolare è conosciuto anche come malattia maniaco-depressiva. In passato è stata definita anche depressione maniacale. In generale, questi pazienti sperimentano sintomi che appaiono opposti fra loro a periodi alterni: da una depressione ed un rallentamento psicomotorio si passa spesso ad una iperattività e ad un tono dell’umore elevato negli episodi maniacali.
Quali sono i segni ed i sintomi della depressione?
La depressione non si presenta sempre nello stesso modo. I segni ed i sintomi possono essere molto differenti fra loro, ed ogni paziente può presentare una combinazione unica fra di essi.
Di seguito è riportato un elenco dei sintomi più comuni:
- Una costante sensazione di tristezza, ansia e di sentirsi “svuotati”;
- Una sensazione generale di pessimismo;
- La persona si sente senza speranza (hopelessness);
- Il soggetto può sentirsi inquieto e/o irritabile;
- I pazienti possono perdere interesse nelle attività che in passato rappresentavano fonte di godimento (anedonia);
- Calo del desiderio sessuale;
- Livelli di energia minore, maggiore percezione della fatica;
- Molte persone con una malattia depressiva faticano a concentrarsi, a ricordare i dettagli, e a prendere decisioni;
- Sonno disturbato, discontinuo. Risvegli precoci (iposonnia) o sonno più lungo del normale (ipersonnia);
- Le abitudini alimentari possono alterarsi (iperalimentazione o mancanza di appetito) ;
- Alcuni soggetti possono presentare pensieri suicidari fino a giungere alla progettualità ed al tentativo di suicidio;
- Il malato può lamentare più dolori, mal di testa, crampi allo stomaco ed altri sintomi fisici che non migliorano con il trattamento sintomatico.
Quali sono le cause del disturbo depressivo?
Le cause della depressione sono ad oggi ancora sconosciute. La ricerche su gemelli monozigoti e sulla popolazione normale ci dicono che la depressione è causata da una combinazione di fattori: dalla genetica che predispone il soggetto allo sviluppo della malattia (fattore predisponente), dal suo ambiente biochimico, dalla sua esperienza personale e da altri fattori psicologici (che possono rappresentare il fattore precipitante, ossia l’insieme di eventi che effettivamente innescano la malattia).
La risonanza magnetica funzionale, ha dimostrato che il cervello di una persona che soffre di depressione ha un aspetto diverso e funziona in modo differente da quello di un soggetto che non ha mai sperimentato sintomi depressivi. Le aree del cervello preposte al pensiero, alla regolazione del sonno, del tono dell’umore, dell’appetito e del comportamento in generale appaiono modificate sia nell’aspetto che nel funzionamento.
Ci sono anche segni di una alterata funzionalità dei neurotrasmettitori cerebrali, sostanze che garantiscono una comunicazione efficace fra i neuroni che compongono il nostro sistema nervoso centrale. Purtroppo, la tecnologia che consente di osservare le alterazioni cerebrali non è in grado di dirci con altrettanta precisione quali sono le cause delle alterazioni osservate.
Ciò che ci è nota e la familiarità del disturbo depressivo, fattore che ci permette di inferire l’importante ruolo della genetica nello sviluppo della malattia.
Qual è il trattamento per la depressione?
La depressione è altamente curabile – anche nelle sue forme più gravi.
La clinica dimostra come un trattamento tempestivo possa significare un migliore risultato, riducendo anche le possibilità di ricadute.
Per poter meglio rispondere alle esigenze del malato, il trattamento dovrebbe essere effettuato da specialisti della salute mentale (psicologi e psichiatri), in modo tale da potersi avvalere di una diagnosi specifica che consenta di scegliere il miglior trattamento possibile. Generalmente, il modo migliore per trattare la depressione è rappresentato da una combinazione di psicoterapia (gli orientamenti in psicoterapia più utilizzati sono la terapia cognitivo-comportamentale e la terapia psicoanalitica interpersonale-intersoggettiva) e farmacologia (ad oggi sono disponibili svariati farmaci in grado di trattare la depressione, dai farmaci SSRI agli IMAO).
Con questa combinazione è possibile potenziare vicendevolmente gli effetti dei due trattamenti, da una parte il farmaco rende possibile un riequilibrio dei neurotrasmettitori cerebrali (ad e. serotonina e dopamina), mentre la psicoterapia può favorire un miglioramento nei comportamenti tenuti nel quotidiano e nel modo di sperimentare le relazioni con gli altri significativi.