Il Training Autogeno può essere appreso in poche settimane presso il mio studio di San Donato Milanese, in provincia di Milano. Questa potente tecnica di rilassamento, che ha carattere di vera e propria psicoterapia, nelle sue componenti corporee è ad oggi un ottimo strumento di integrazione con gli approcci classici al disagio mentale (di qualsiasi orientamento, dal cognitivo allo psicoanalitico).
Il lavoro sulla dimensione fisica consente ad ogni individuo di recuperare parte dell’esperienza che costituisce il vissuto emotivo, riducendo in modo significativo la distanza fra sfera psichica e carnale creata sin dal XVII secolo dal filosofo Cartesio. Secondo questo autore infatti, la realtà andrebbe suddivisa fra res cogitans e res extensa (alla prima corrisponderebbe la realtà psichica, mentre alla seconda corrisponderebbe la realtà fisica).
Tale dualismo è entrato in modo prepotente nel sentire comune, determinando una profonda spaccatura fra discipline “mediche” e discipline “umanistiche” (a cui apparterrebbe la psicologia), rendendo difficoltoso integrare trattamenti appartenenti ad uno od all’altro filone.
Nel tempo, tuttavia, una mole sempre maggiore di ricerche ha gettato dubbi su tale separazione. Già negli anni ’70 (sull’onda della rivoluzione culturale mediata dai movimenti legati alla beat generation, e grazie alle tecniche di neuro-imaging allora in nuce) medici e psicologi statunitensi hanno iniziato a studiare gli effetti delle pratiche di tipo psicologico-meditativo sul corpo umano. Proprio in quel periodo si assistette al recupero di tutte quelle “tecniche” orientate in senso integrativo, trovando finalmente prove “scientifiche” e tangibili delle intuizioni antiche (soprattutto orientali, ma diffuse anche nelle altre forme meditative, anche occidentali). Fra queste tecniche si recuperò anche il Training Autogeno.
Il metodo,così come proposto e divulgato dal fondatore del metodo J.H.Schultz (1932-1970), e’ oggi uno dei metodi psicoterapici più facilmente impiegabili nel trattamento di gran parte delle turbe neuropsichiche.
Il T.A. e’ uno strumento ormai così diffuso che di esso si avvalgono sia le persone bisognose di riequilibrare funzioni alterate, sia le persone “sane” che desiderano migliorare la propria qualità di vita.
“Training” = allenamento, esercizio sistematico per la formazione di se stessi (processo che appartiene alle funzioni superiori dell’apprendimento)
“Autogeno” = che si genera da sé
Tutto il cambiamento dell’unita’ biopsichica in termini di tranquillizzazione neurovegetativa, di amplificazione di sensazioni, di mutamento dello schema corporeo, di straordinari vissuti psichici e’ come se si offrisse al soggetto in modo del tutto spontaneo, come qualcosa che emerga dagli strati psicosomatici più profondi dell’organismo senza che si adoperi in nessun modo per favorire tale processo.
Per comprendere che tipo di allenamento e’ quello che riguarda il T.A., bisogna rifarsi al concetto di commutazione che vuol dire cambiare uno stato di cose ormai stabilmente strutturato.
- Dal punto di vista fisiologico cambiano le relazioni fra le strutture del sistema nervoso, soprattutto a livello neurovegetativo.
- Dal punto di vista psicologico, commutare significa cambiare atteggiamenti mentali radicati, usare in modo diverso il pensiero, l’attenzione, la concentrazione.
Nella vita quotidiana ci si addestra a fare qualcosa, nel Training Autogeno al contrario ci si avvicina verso il NON FARE.
Con l’allenamento del T.A. conquistiamo la capacità di staccarci dalla passione di agire, di operare sulla realtà per adattarla ai nostri fini: nel Training Autogeno ci si allena a non allenarsi.
Il rilassamento infatti costituisce un “effetto collaterale della centratura su di Sé, e NON è l’obiettivo principale.
Ci si riferisce in genere a 2 concetti principali:
- ASCOLTO
- Ascolto tutto quello che accade in me durante l’esercizio. Posso lasciare andare il rumore che mi circonda nel sottofondo, facendolo allontanare pian piano.
- Rimango un osservatore passivo di quello che accade.
- ACCETTO
- Accetto ogni sensazione corporea e la soddisfo (se ho prurito mi gratto, se ho freddo mi copro o viceversa, trovo una posizione più comoda), poiché questo è presupposto per un migliore adattamento.
- Lascio scivolare i pensieri quotidiani, come faccio per il rumore. Li accetto e li lascio andare via.
La concentrazione sperimentata nel training autogeno è di tipo passivo, ossia non ci si concentra attivamente, ma la concentrazione avviene per la “sottrazione” spontanea dei pensieri disturbanti durante il processo di rilassamento.
Durante il Training Autogeno possono essere avvertite delle “scariche autogene” sotto forma di dolori o altre sensazioni somatiche. Esse fanno parte della normale attività del corpo, ma allo stesso tempo rappresentano “nodi” di cui è possibile approfondire le ragioni nei colloqui che accompagnano il corso di T.A. Ad esempio, alcuni soggetti avvertono come “pesanti” o “difficili” particolari esercizi, di solito in seguito a situazioni di vita legate a quel particolare organo.
Cosa succede al cervello:
Il sistema nervoso è costituito da due parti in continuo rapporto fra loro, due parti che tendono ad essere in equilibrio dinamico, a seconda dell’ambiente percepito. Esse sono:
Sistema Simpatico:
- Stimola
- Contrae
Sistema Parasimpatico:
- Rilassa
- De-contrae
Ognuna delle due parti indicate agisce in modo eccitatorio od inibitorio sul nostro corpo, e in particolare su:
- Muscolatura (soprattutto involontaria)
- Apparato respiratorio
- Apparato cardiocircolatorio
- Termoregolazione
- Apparato gastroenterico
L’obiettivo del training autogeno, è quello di riportare un equilibrio fra i due sistemi.
Nel training, è importantissimo:
-Aver soddisfatto i propri bisogni fisiologici;
-Non avere caldo o freddo (si potrebbe aver freddo durante l’esercizio, munirsi di coperta);
-Non abbondare nei caffè o nei the;
-Farlo almeno una volta a settimana, per una mezz’ora;
-Compilare un DIARIO, riportando sensazioni, emozioni o immagini;
-Cadenza a regime di almeno 2-3 volte a settimana;
– Spegnere sempre il cellulare!!! (NO VIBRAZIONE Né SILENZIOSO!!);
-Non utilizzare durante il training i “Verbi di volontà” (Non riesco, devo, cerco), sostituirli con verbi di tipo emozionale (mi piacerebbe, desidero) o di tipo fattuale (faccio).
Ad esempio: Non dirsi “non riesco a rilassarmi come devo”, ma piuttosto utilizzare “desidero rilassarmi”, “mi piacerebbe sentirmi rilassato” etc. etc…il rilassamento è un regalo che mi faccio, un piccolo regalo quotidiano.
Effettuare il Training Autogeno sotto la supervisione di uno Psicologo-Psicoterapeuta consente al paziente-cliente di apprendere al meglio la tecnica, affrontando immediatamente e con competenze specifiche del professionista ogni elemento psichico o corporeo emerso durante l’apprendimento guidato.
Presso il mio studio di San Donato Milanese, è possibile sperimentare i benefici di questa tecnica di rilassamento.
Bibliografia:
– A.Damasio, “L’errore di Cartesio”, Adelphi (1994).
– Schultz I. H.: Il Training Autogeno – I. Esercizi inferiori, Feltrinelli, Milano, 1968.
– Guida pratica al rilassamento e alla meditazione – Riza psicosomatica, 2008.